L'intervento dell'ex premier nell'Aula di Palazzo Madama: «Diritto e giustizia sono diversi dal giustizialismo».
Si incendia il dibattito al Senato sui finanziamenti alla politica. Matteo Renzi ha preso la parola e ha attaccato i magistrati, dopo l’inchiesta della procura di Firenze sulla fondazione Open.
Per il leader di Italia viva «la magistratura pretende di decidere cosa è un partito e cosa no. E se al pm affidiamo non già la titolarità dell’azione penale, ma dell’azione politica quest’Aula fa un passo indietro per pavidità e lascia alla magistratura la scelta di cosa è politica e cosa non lo è».
Avere rispetto per la magistratura, secondo Renzi, è «riconoscere che ci sono magistrati che hanno perso la vita per il loro impegno. A loro va il massimo rispetto. Ci inchiniamo davanti a queste storie. Ma a chi oggi volesse immaginare che questo inchino diventi una debolezza del potere legislativo, si abbia la forza di dire: contestateci per le nostre idee o per il Jobs act. Chi volesse contestarci per via giudiziaria sappia che dalla nostra parte abbiamo il coraggio di dire che diritto e giustizia sono diversi dal giustizialismo».
Secondo l’ex premier, l’inchiesta sulla fondazione Open sarebbe “macchiata” da una «violazione sistematica del segreto d’ufficio sulle vicende personali del sottoscritto. Non è uno stato di diritto questo, siamo alla barbarie».
Renzi ha citato Aldo Moro, quando sul caso Lockeed disse: «Non ci faremo processare nelle piazze». E poi anche Bettino Craxi: «Ho imparato ad avere orrore del vuoto politico. Di questo discutiamo, non di finanziamento illecito ma di debolezza della politica».
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