Micaela Biancofiore lascia Forza Italia

La deputata se ne va nel gruppo misto dopo 26 anni di militanza: : «Siamo diventati come i grillini, uno vale uno senza distinguo, senza storia, senza rispetto per le persone».

Passa al gruppo misto la deputata Micaela Biancofiore, 26 anni di militanza in Forza Italia. «Con la morte nel cuore, ma anche liberata. La Forza Italia nella quale sono nata e cresciuta, non esiste più». ha annunciato nella nottata della vigilia di Natale Biancofiore. La politica del Trentino Alto Adige sembra, infatti, non condividere più le scelte della dirigenza: «Siamo diventati come i grillini, uno vale uno senza distinguo, senza storia, senza rispetto per le persone», si limita a commentare.

GIAMMANCO: «SPERO CHE BERLUSCONI NE TENGA CONTO»

Sull’addio di Biancofiore forzista di lungo corso, dalla fondazione del partito, è arrivato il commento della vicepresidente del gruppo forzista al Senato Gabriella Giammanco: «Mi auguro che il Presidente Berlusconi, al quale Micaela Biancofiore ha sempre mostrato lealtà incondizionata, tenga nella giusta considerazione un gesto e un segnale così forte da parte di chi, in passato, non avrebbe mai lontanamente immaginato un simile epilogo». «Dal ’94», ha aggiunto Giammanco, «la collega Biancofiore ha militato con grande passione e abnegazione in Forza Italia ed è, quindi, con estrema amarezza che apprendo la notizia del suo passaggio al Gruppo misto. «Michaela è sempre stata in prima fila in qualsiasi competizione elettorale, anche candidandosi in prima persona ha dimostrato di avere un suo importante seguito elettorale e con costante impegno ha tutelato le istanze del Trentino Alto Adige, mostrando una conoscenza e un’attenzione rare nei confronti del suo territorio. Il nostro partito non può e non deve perdere figure così rappresentative della nostra storia politica, accadimenti simili dovrebbero indurre tutti ad una profonda riflessione», conclude Giammanco.

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Francesca Pascale sorride alle Sardine

In una intervista all'Huffington Post la fidanzata di Berlusconi dice di simpatizzare per il movimento di piazza. L'unico rischio? «Finire come il M5s».

Mentre Silvio Berlusconi con gli alleati di centrodestra Matteo Salvini e Giorgia Meloni cerca la quadra sui candidati alle prossime Regionali in Emilia-Romagna e Calabria, Francesca Pascale guarda da tutt’altra parte. E sorride alle Sardine. Perché, ha detto la fidanzata del Cav in una intervista all’Huffington Post, nel movimento ritrova «quella libertà» che fu propria «della rivoluzione liberale» di Berlusconi. Per questo motivo non ha escluso di partecipare alla manifestazione ittica del 14 dicembre a Roma.

«LE SARDINE PESCANO ANCHE TRA CHI NON HA MAI VOTATO A SINISTRA»

Le Sardine, continua Pascale, sono un «fenomeno spontaneo, dilagante, animato da giovani, quindi va guardato con rispetto, interesse e soprattutto non va sottovalutato. Un errore che a suo tempo è stato commesso con i 5 stelle ed il risultato è quello che è oggi sotto gli occhi di tutti». La loro rivolta pacifica contro un «linguaggio pericoloso» e «in grado di innescare odio» fa sì, spiega la first lady di Arcore, che le Sardine «peschino anche tra coloro che non hanno mai votato e che mai voteranno a sinistra, incarnano l’esigenza di un cambiamento».

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Il rischio è che questo movimento di piazza e spontaneo subisca la stessa metamorfosi toccata al Movimento 5 stelle, «prima anti-sistema, oggi in giacca e cravatta attaccati alla poltrona». Il consiglio? «Restate indipendenti, restate liberi, siate l’anima rivoluzionaria che alberga in tutti i partiti e che pertanto non ha bisogno di etichette».

SANTORI: «DIAMO IL BENVENUTO A CHIUNQUE SI DISCOSTI DAL SOVRANISMO»

E la risposta delle Sardine non si è fatta attendere. «La Pascale tra noi?», ha detto all’Adnkronos uno dei leader del movimento Mattia Santori. «Diamo il benvenuto a chiunque si discosti dal sovranismo. Non abbiamo bandiere proprio perché accettiamo chiunque voglia prendere posizione contro la retorica sovranista divisiva professata da una parte della destra». Poi ha sottolineato: «Rimane il fatto che in Emilia-Romagna e non solo Forza Italia è alleata proprio con i principali artefici di questa retorica. Ma se viene con una sardina bella colorata, chiuderemo un occhio».

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Carfagna in tregua con Berlusconi decide sulla Campania

L'azzurra sponsorizza il fedelissimo Paolo Russo al posto di Caldoro. Ma il suo tira e molla ha esacerbato gli animi in Forza Italia. E più d'uno si chiede perché, se tiene tanto al suo territorio, non si candidi lei a governatrice.

Forza Italia alla resa dei conti con le Regionali in Campania e Calabria. Dalle scelte che si faranno per le candidature dipende il destino, o la fine, del movimento di Silvio Berlusconi. Grande segnale di forza agli altri partiti della coalizione: quando a indicare il candidato presidente è il partito del Cavaliere scoppiano le liti e si perde tempo per la campagna elettorale.

LO STALLO IN CALABRIA

In Calabria, dove si vota il 26 gennaio e un gruppo di colonnelli locali era pronto alla battaglia, tutto è fermo perché Mario Occhiuto, sindaco di Cosenza con grande consenso ma anche qualche problema giudiziario, non va bene alla Lega di Matteo Salvini e anche il fratello, Roberto, vice capogruppo di Mariastella Gelmini alla Camera dei deputati, non convince: inviso al cerchio magico di Arcore perché troppo vicino a Mara Carfagna. Dunque la corrente di qualche deputato vicino agli Occhiuto minaccia la scissione, ma sono al massimo tre: lo stesso Roberto, il suo sodale Francesco Cannizzaro e forse la coordinatrice regionale Jole Santelli.

CARFAGNA ALLE PRESE CON L’AFFAIRE CAMPANIA

Nel frattempo, e facendo arrabbiare tutti, Carfagna ha fatto pace con il vecchio Silvio e gestirà personalmente l’affaire Campania, pur senza candidarsi. In forse l’ipotesi Caldoro, che comunque resta la prima opzione del Cav con il gradimento di Salvini, visto che l’azzurra punta sul fedelissimo Paolo Russo, uomo a L’Avana, anzi a Napoli. In cambio di questo, cercherà di convincere anche i calabresi a cedere il passo a una outsider. Donna, che fa sempre bene: Caterina Chiaravalloti, dalla società civile, magistrato, ma figlia d’arte. Suo padre Giuseppe fu governatore della Calabria dal 2000 al 2006. 

L’INSOFFERENZA DELLE AZZURRE PER IL TIRA E MOLLA DI MARA

E vissero tutti felici e contenti? Non proprio. Il tira e molla carfagnesco ha esacerbato gli animi in Forza Italia. Le donne del partito non la sopportano più. Un tira e molla continuo, di Mara e del suo compagno sempre presente Alessandro Ruben, senza sapere neanche bene cosa vuole. La Regione davvero? La vicepresidenza di Forza Italia, che tanto non conta niente, sulle ceneri di Antonio Tajani? Continuare a fare la bella statuina istituzionale nei salotti romani, con l’obiettivo del salto in quelli internazionali? Perché, si chiedono in molti tra gli azzurri, Mara non va a fare la governatrice nella sua terra, se davvero le interessano il territorio, il partito e vuole metterci la faccia?

Quello di cui si occupa la rubrica Corridoi lo dice il nome. Una pillola al giorno: notizie, rumors, indiscrezioni, scontri, retroscena su fatti e personaggi del potere.

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