Scontri in Francia nel giorno dello sciopero contro la riforma delle pensioni

Alta tensione a Parigi, dove i black bloc sono entrati in azione danneggiando vetrine e e dando fuoco ai cassonetti.

Alta tensione a Parigi, in occasione dello sciopero contro la riforma delle pensioni. Primi scontri nel corteo, appena partito e non ancora giunto a République. Nei dintorni della grande piazza, dove hanno preso posizione centinaia di black bloc con il volto coperto, sono stati dati alle fiamme alcuni cassonetti e i pompieri stanno intervenendo. I casseur stanno lanciando sassi contro le vetrine, con la situazione che si fa sempre più tesa. Un gruppo di black bloc composto da almeno 500 individui vestiti di nero si è appostato all’angolo del boulevard Magenta e Place de la République, nel cuore di Parigi, inscenando scontri e provocazioni con gli agenti di polizia costretti a replicare.

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Schwazer ricorre alla giustizia svizzera contro la squalifica del Tas

Il marciatore chiede la sospensione degli otto anni di stop inflittagli alla vigilia delle Olimpiadi di Rio. Sullo sfondo i crescenti sospetti di manipolazione delle urine avvalorati dal Gip di Bolzano.

Lo aveva annunciato e ora è ufficiale: il marciatore Alex Schwazer, oro a Pechino 2008, si è rivolto alla giustizia ordinaria svizzera e ha chiesto la sospensione della squalifica di otto anni per doping inflittagli dal Tribunale arbitrale dello sport nell’agosto 2016, alla vigilia delle Olimpiadi di Rio. Una squalifica – la seconda dopo quella del 2012 a Londra, con la positività ammessa dallo stesso Schwazer – arrivata dopo che il 15 dicembre 2015 Alex aveva testimoniato al processo contro i medici della Federazione internazionale.

IL CONTROLLO ANTIDOPING A SORPRESA DI CAPODANNO

Lo stesso giorno, la Iaaf aveva ordinato un controllo antidoping a sorpresa, che in effetti avvenne il primo gennaio 2016 alle 7 del mattino nella casa altoatesina del marciatore, che in quel periodo si allenava con il maestro di sport del Coni Sandro Donati, da decenni in prima linea nella lotta contro il doping. Schwazer, scegliendo un allenatore come Donati, intendeva infatti dimostrare non solo di essere «pulito», ma di essere anche competitivo, come dimostrarono i tempi registrati ai Mondiali di Roma della primavera 2016 che gli permisero di staccare il pass per le Olimpiadi: Alex vinse la 50 chilometri di marcia, prima gara dopo la lunga squalifica post Londra di tre anni e nove mesi, con il tempo di 3 ore e 39 minuti, secondo miglior risultato stagionale a livello mondiale.

L’IPOTESI FONDATA DI UNA MANIPOLAZIONE DELLE PROVETTE

La seconda positività del campione venne però comunicata solo a giugno, alla vigilia della gara olimpica in Brasile, quando il Tas di Losanna decise di squalificare Alex per otto anni, di fatto interrompendo la sua carriera. Il caso si è poi spostato in tribunale a Bolzano, dove si cerca di capire se l’atleta si sia realmente dopato di sua volontà o se qualcuno l’abbia, invece, incastrato. Il Gip di Bolzano, Walter Pelino, ha ritenuto fondata l’ipotesi della manipolazione delle urine usate per il controllo antidoping che portò Schwazer alla squalifica e ha ordinato numerose perizie. Per cercare di arrivare a un punto fermo il giudice ha disposto anche dei prelievi su 50 atleti volontari, un fatto mai verificatosi prima in un processo per doping. Novità dal processo sono attese nella primavera del 2020. Ora arriva l’istanza al Tribunale federale della Confederazione elvetica di Losanna. Intanto Schwazer continua ad allenarsi e culla il sogno di poter partecipare alle Olimpiadi di Tokio 2020.

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Omicidio Caruana, scarcerato l’ex capo di gabinetto di Muscat

Il primo ministro maltese ha annunciato che non sarà concesso il condono tombale richiesto dal principale sospettato, l'imprenditore Yorgen Fenech.

Il primo ministro maltese ha annunciato che non sarà concesso il condono tombale richiesto dal principale sospettato del caso Caruana, l’imprenditore Yorgen Fenech. La decisione è stata presa dal Consiglio dei ministri sulla base delle raccomandazioni del ministro della Giustizia e del procuratore generale e al termine di una riunione notturna durata oltre sei ore. Joseph Muscat ha reso nota la decisione in una conferenza stampa notturna tenuta attorno alle 3.30.

RINVIATA AD ALTRA DATA LA PRIMA UDIENZA

La polizia maltese, intanto, ha reso noto che nella serata del 28 novembre è stata decisa la scarcerazione di Keith Schembri, l’ex capo di gabinetto di Muscat che era stato fermato il 25, non avendo più necessità di continuare gli interrogatori. È stata intanto rinviata ad altra data la prima udienza in tribunale dopo la concessione della grazia all’intermediario nonché accusatore di Fenech, il tassista-usuraio Melvin Theuma, che avrebbe dovuto testimoniare pubblicamente in giornata.

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A Genova 8 mila sardine in piazza contro il sovranismo

Nuovo pienone con giovani, anziani, bambini e e famiglie in piazza per dire no all'odio e al populismo. Cantando De André e Bella Ciao.

Giovani, anziani, bambini,famiglie, studenti e professionisti, con in mano sardine di tutte le dimensioni e di tutti i colori. Sono 8 mila le Sardine di Genova, scese in piazza nella serata del 28 novembre. «No al sovranismo, al populismo, no all’odio, no al razzismo, no alla discriminazione», dice Roberto Revelli, un educatore che per primo ha lanciato l’evento su Facebook due settimane fa.

STRISCIONI E CANZONI DI DE ANDRÉ

Tanti gli striscioni ,come quello tenuto in mano dagli
organizzatori, «voi non avete fermato il vento, gli avete fatto
perdere tempo” che cita Fabrizio De André. E anche: «Più sardine
meno beline«, «I pesci non chiudono gli occhi» e «Genova non
abbocca». «La Costituzione non è un reato ed è per questo che
siamo qua stasera» – dicono gli organizzatori – «perché ci
riconosciamo nei valori della Carta, che è il nostro unico
slogan». Le sardine cantano Creuza de ma di De André, Bella Ciao
e gli Inti-illimani, ma anche l’inno di Mameli. «Genova è solo
antifascista», intona la piazza.

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I sondaggi politici elettorali del 27 novembre 2019

La Lega si conferma saldamente al comando, ma fa registrare una battuta d'arresto.

Si conferma la battuta d’arresto della Lega nei sondaggi. L’ultima rilevazione condotta dall’istituto Ixè per a trasmissione di RaiTre Cartabianca ha rivelato che il partito di Matteo Salvini è sceso al 31,5% dal 31,9% dei consensi della settimana precedente.

FRATELLI D’ITALIA SUPERA LA SOGLIA DEL 10%

Boom, invece, di Fratelli d’Italia, che ha superato il 10,6 dal 9,9% dell’ultima rilevazione. Per quanto riguarda i partiti di governo, scende il Partito democratico, al 20,4% dal 21,2% della scorsa settimana, mentre il Movimento 5 stelle è sostanzialmente stabile al 16,06% dal 16,3%.

ITALIA VIVA SI CONFERMA STABILE

Stabile anche Italia viva di Matteo Renzi, che si assesta al 4,5% dal precedente 4,6%: +Europa è al 3%, la Sinistra sale al 2,2%, mentre Europa verde scende all’1%. A crescere è poi il numero degli indecisi o degli astenuti, che rappresenta il 37,6% del campione intervistato.

IL CENTRODESTRA POCO SOTTO IL 50%

Roberto Weber, presidente dell’istituto Ixè, commentando i dati ha spiegato: «Nel sondaggio si registra lo sfondamento di Fratelli d’Italia. Per un voto che Fdi dà alla Lega di Salvini, tre voti dal Carroccio si spostano sul partito di Giorgia Meloni. Quindi abbiamo questa radicalizzazione sulla destra e il centrodestra arriva a quota 49,5%». 

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Il caso dell’Ong sotto accusa per i roghi in Amazzonia

Quattro volontari sono stati arrestati con l'accusa di avere appiccato i roghi dello scorso settembre. Ma l'associazione si difende. E parla di montatura orchestrata da Bolsonaro.

La polizia brasiliana ha arrestato quattro volontari di una Ong che combatte i roghi forestali in Amazzonia, accusandoli di aver appiccato incendi ad Alter do Chao, paradisiaca località nello Stato del Parà, per ottenere finanziamenti internazionali.

SEQUESTRATI COMPUTER E DOCUMENTI

Gli agenti hanno perquisito la sede del Progetto Salute ed Allegri (Psa) a Santarem, dove hanno sequestrato computer e documenti e arrestato i quattro volontari, tre dei quali sono attivi nella brigata antincendio di Alter do Chao. Un portavoce della polizia ha detto che sono sospettati di essere responsabili degli incendi registrati nella zona nel settembre scorso.

NEL MIRINO UN CONTRATTO COL WWF

In base a intercettazioni telefoniche, ha spiegato, la polizia ha scoperto che la Ong «aveva ottenuto un contratto con il Wwf, al quale ha venduto 40 immagini per 70 mila reais (circa 15 mila euro) e il Wwf ha ottenuto per loro donazioni, come quella dell’attore Leonardo DiCaprio, per 500 mila dollari, per combattere i roghi in Amazzonia». Il direttore del Psa, Caetano Scannavino, ha respinto le accuse, che ha definito assurde. «Sembra quasi uno scherzo, una situazione senza senso», ha detto in una conferenza stampa, aggiungendo che «ora manca solo che vadano ad arrestare i volontari che stanno pulendo le chiazze di greggio sulle spiagge».

UNA MONTATURA ORCHESTRATA DA BOLSONARO?

Il deputato Edmilson Rodrigues, del Partito Socialismo e Libertà (Psol, sinistra) ha ricordato che il presidente Jair Bolsonaro ha accusato le Ong di essere responsabili degli incendi in Amazzonia, aumentati in modo drammatico durante gli ultimi mesi. «Questa è chiaramente una montatura, una storia che stanno inventando per dare ragione a Bolsonaro», ha detto, sottolineando che «non si può permettere questa criminalizzazione dei movimenti sociali e delle Ong».

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Torna alle stelle la tensione tra Conte e Salvini

Torna altissima la tensione tra Conte e Salvini. Il premier accusa l'opposizione di «sovranismo da operetta» dopo mesi di silenzio. Gualtieri difende il negoziato. E il M5s è in fermento.

La riforma del meccanismo Salva-Stati riporta il dibattito tra maggioranza e opposizione ai livelli di guardia, con il premier e il leader della Lega che affilano i coltelli. Giuseppe Conte, chiamato a riferire in parlamento il prossimo 10 dicembre, sembra essere tornato ad agosto, quando sfoderava la sua verve polemica contro l’alleato che faceva cadere il governo. Si scaglia contro Matteo Salvini con una inusuale forza dandogli dell’«irresponsabile» per aver sollevato un «delirio collettivo» su un argomento che la Lega di governo aveva ampiamente condiviso in vertici di maggioranza e «con i massimi esponenti» del Carroccio.

«DALL’OPPOSIZIONE SOLO SOVRANISMO DA OPERETTA»

Ora, attacca il presidente del Consiglio, c’è chi «scopre» di essersi seduto al tavolo «a sua insaputa» o «non avendo capito quel che si era studiato». In questo modo, è l’attacco definitivo, non si fa «un’opposizione seria, credibile» in difesa degli interessi nazionali ma solo «sovranismo da operetta». La replica, neanche a dirlo, è altrettanto velenosa. «Il signor Conte è bugiardo o smemorato. Se fosse onesto direbbe che a quei tavoli, così come a ogni dibattito pubblico, compresi quelli parlamentari, abbiamo sempre detto di no al Mes. Non è difficile da ammettere», ribatte Salvini.

L’ULTIMO VERO DIBATTITO IN ITALIA LA SCORSA ESTATE

Ma dal governo contestano anche questa ricostruzione e invitano ad andare a rileggere le dichiarazioni della Lega in proposito. Di certo in tutto questo marasma quel che colpisce è la tempistica. Se è vero che la riforma dell’Esm, o Mes come la si chiama in Italia, sarà al centro del prossimo Eurogruppo di dicembre dove lo stesso vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis si augura di poter «raggiungere un accordo», è anche vero che l’ultimo vero dibattito in Italia, se si fa eccezione per alcune audizioni, risale alla scorsa estate.

GUALTIERI CONFERMA LA LINEA DI TRIA

«Da marzo a giugno 2019 abbiamo avuto quattro vertici di maggioranza coi massimi esponenti della Lega, in cui abbiamo discusso di Mes, delle fasi di avanzamento del negoziato e tutti i risvolti. Oggi si scopre l’esistenza del Mes e si grida allo scandalo», sottolinea Conte. E Salvini controbatte: «Ho sempre detto a Conte e Tria che non avevano mandato a trattare. Se qualcuno l’ha fatto, l’ha fatto tradendo il mandato del popolo italiano». Ma l’ex ministro del Tesoro, Giovanni Tria, ha già dato la sua versione sulla stampa: dice di aver combattuto «una battaglia durissima» per evitare l’inserimento di regole fisse sulla sostenibilità dei debiti di Paesi e che alla fine «i parametri fissi sono stati eliminati» dalle bozze di accordo. E il suo successore conferma: la riforma non introduce «in nessun modo la necessità di ristrutturare preventivamente il debito per accedere al sostegno finanziario. Effettivamente, all’inizio del negoziato alcuni Paesi lo avevano chiesto», ma, «anche grazie alla ferma posizione assunta dall’Italia, queste posizioni sono state respinte».

IL M5S INVOCA E OTTIENE UN VERTICE DI GOVERNO

Insomma, taglia corto Roberto Gualtieri: «Il dibattito di questi giorni su questo argomento è senza senso». Interviene anche Bankitalia, chiamata in causa da alcuni deputati secondo i quali avrebbe espresso preoccupazioni sulla revisione del trattato. «Il governatore Visco non ha espresso un giudizio sfavorevole sulla riforma del Mes», sottolinea palazzo Koch che conferma: la riforma non prevede né preannuncia «un meccanismo di ristrutturazione dei debiti sovrani». La questione intanto agita anche il M5s dopo la richiesta fatta a Di Maio dai deputati di adoperarsi per convocare un vertice di governo. La riunione è stata accordata, si terrà venerdì mattina molto presto, ma sul capo M5s è piovuta l’accusa di aver teso un sgambetto al premier, e per di più andando dietro a Salvini. Di Maio nega e il M5s lo appoggia: «Eravamo e continuiamo a essere contrari all’affidamento al Mes di compiti di sorveglianza macroeconomica degli Stati membri». Una posizione rimasta agli atti visto che a giugno il blog M5s tuonava contro la riforma e chiedeva a Conte di porre il veto. Anche per questo un sottosegretario M5s assicura: «Questa riforma non passerà o il gruppo parlamentare non lo teniamo più».

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Arrestate le due guardie che dovevano vigilare su Epstein

Si sarebbero addormentati durante i controlli che avvenivano ogni mezz'ora. Poi avrebbero falsificato i documenti per nascondere la mancanza. Il finanziere si era impiccato in cella in attesa del processo.

Sono state arrestate le due guardie carcerarie che erano in servizio al Metropolitan correctional center di Manhattan la notte in cui il finanziere Jeffrey Epstein si è ucciso, lo scorso agosto. Lo riporta il New York Times, precisando come l’accusa a loro carico è quella di aver fallito nel controllare il miliardario detenuto per abusi sessuali, sfruttamento della prostituzione e traffico di minori.

I DUE SI SAREBBERO ADDORMENTATI DURANTE I CONTROLLI

I due agenti federali del Bureau of Prisons dovrebbero comparire a breve davanti alla Corte distrettuale di Manhattan. Erano loro quella notte i responsabili del monitoraggio nell’unità di massima sicurezza dove era detenuto il finanziere. Ma invece di controllarlo ogni mezz’ora – secondo fonti informate – si sono addormentati per tre ore e hanno falsificato i documenti per nascondere la mancanza. Le accuse contro di loro sono le prime nell’ambito dell’indagine penale sulla morte di Epstein, impiccatosi in cella mentre era detenuto in attesa del processo.

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Napoli scaccia lo spettro di un disegno criminale dietro ai furti ai calciatori

Tengono banco le indagini sugli episodi di microcriminalità che hanno coinvolto Allan e Zielinski. Ma la moglie di Insigne ridimensiona il caso: «Non è vero che sono fuggita».

In mancanza di calcio giocato, causa impegni delle Nazionali, a Napoli imperversa ora il calcio parlato. Mentre Ancelotti si dedica nel centro tecnico di Castel Volturno all’allenamento dei giocatori che gli rimangono a disposizione (13 sono complessivamente i convocati nelle varie Nazionali, anche se Milik,che risente ancora dei problemi che lo avevano tenuto fermo nell’ultima giornata di campionato, è stato costretto a rientrare per proseguire a Napoli le opportune cure), tutto intorno si commentano i temi più scottanti, figli delle incredibili vicende vissute la scorsa settimana.

L’INTERROGATIVO SU UN DISEGNO DELLA CRIMINALITÀ

La questione della ipotizzata paura dei calciatori per le proprie famiglie, dopo due episodi di microcriminalità che in qualche modo hanno interessato Allan e Zielinski, ha innescato una serie di commenti e di reazioni di cui i mezzi di informazione e soprattutto i social sono pieni nelle ultime ore. Le domande che ci si pone riguardano gli ipotetici rischi che i giocatori e le loro famiglie potrebbero correre a Napoli e se vi sia un disegno della criminalità per ‘vendicare’ in qualche modo l’atteggiamento sgradito alla tifoseria tenuto negli ultimi tempi dai calciatori, con la ribellione alla imposizione del ritiro da parte della società.

LA MOGLIE DI INSIGNE SMONTA IL CASO

Sul delicato argomento prendono posizione in tanti. La prima a esprimere un’opinione è stata la moglie di Insigne. Sul portale Napolimagazine.com la signora Jenny scrive per rispondere a quelle che vengono definite «inesattezze» lette sul web, secondo cui si sarebbe rifugiata a casa dei genitori in seguito al periodo poco positivo del Napoli: «Voglio precisare» – spiega la moglie di Insigne – «che non ho paura di vivere nella mia città, come ho letto incredibilmente sul web. Sono napoletana e fiera di esserlo. Vado sempre a Frattamaggiore a trovare i miei genitori. Nessun caso, dunque».

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