A Bologna e in Emilia-Romagna torna a farsi sentire la cosiddetta società civile. Ma qual è il futuro di questo movimento e quali rischi corre? L43 ne ha parlato con ex girotondini e popolo viola, ex no-global e con le Madamin di Torino.
Oggi Sardine, ieri Madamin, signore anti-degrado a Roma, Popolo viola, Girotondini e chi più ne ha più ne metta. Il fiume carsico della società civile (per dirla con un girotondino illustre, Paolo Flores D’Arcais) irrompe ancora una volta nel dibattito pubblico italiano, spiazzando i politici e sparigliando le carte.
Chissà se questa volta porterà a qualche risultato concreto, visto che in passato queste fiammate si sono via via spente. O trasformate radicalmente, come nel caso del M5s, nato da un Vaffa gridato da migliaia di arrabbiati sempre in piazza Maggiore e finito rinchiuso nella scatoletta di tonno (tanto per restare nell’ittico) che aveva promesso di aprire.
Ma è davvero sempre lo stesso fenomeno, che riemerge in forme diverse quando la politica si distacca dal sentimento comune? La faccenda è già controversa, visto che anche per i protagonisti delle battaglie di ieri i nuovi attivisti sono un mondo sconosciuto.
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SARDINE, DALLE PIAZZE AL MANIFESTO
C’è chi li iscrive di diritto nel filone della sacrosanta protesta dei cittadini stufi di un andazzo deteriore. Ma altri avanzano distinguo e aspettano ancora di vedere in che mare nuoteranno questi nuovi pesci della politica dopo le manifestazioni di Bologna e Modena. Intanto i quattro capi-banco hanno pubblicato una sorta di manifesto in cui mettono in guardia i populisti: «Ci troverete ovunque, la festa è finita. Benvenuti in mare aperto».
MASCIA: «CERCANO DI NON FARSI STRUMENTALIZZARE»
Che il fenomeno sia partito spontaneamente dal basso non sembra in discussione. «Il fatto stesso di non volere ingerenze da parte delle forze politiche me li fa sentire vicini alle iniziative degli anni scorsi», dice a Lettera43.it Gianfranco Mascia, veterano dei Girotondi, del Popolo viola e, prima ancora, dei comitati antiberlusconiani “Boicottare il biscione“. E poco importa se ora, come responsabile della comunicazione dei Verdi (di cui è stato fra i fondatori), si trova, in un certo senso, dall’altra parte della barricata. «Non credo siano contro i partiti. Cercano solo di non farsi strumentalizzare e secondo me hanno ragione. Se posso permettermi un suggerimento: forse un legame con il movimento Fridays for Future creato da Greta Thunberg potrebbe dargli una mano a strutturarsi e a difendersi da ingerenze».
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AGNOLETTO: «PER ORA SONO SOLO UN’AGGREGAZIONE»
Ma il punto è proprio che la mobilitazione delle Sardine, per quanto baciata da un incredibile successo, non può ancora definirsi movimento. Almeno non secondo i canoni classici della politica. «Al momento si tratta solo di un’aggregazione», obietta Vittorio Agnoletto, già coordinatore del movimento no-global in Italia, fra gli organizzatori di Genova 2001 e poi eurodeputato eletto come indipendente nelle liste di Rifondazione Comunista. «Sia chiaro che lo considero un fenomeno positivo», prosegue, «ma per me è del tutto improprio paragonarlo al movimento che all’inizio degli anni Duemila ha coinvolto centinaia di migliaia di persone e ha organizzato manifestazioni in tutto il mondo».
GLI OBIETTIVI VENGONO PRIMA DI TUTTO
Dunque che cosa dovrebbero fare le nostre Sardine per potersi guadagnarsi i galloni sul campo? «Anzitutto darsi degli obiettivi. Questo li difenderebbe da qualsiasi ingerenza. Sono contro Matteo Salvini? Benissimo», continua Agnoletto. «Il passo successivo dovrebbe essere quello di battersi per la cancellazione dei suoi decreti. Poi potrebbero essere le forze politiche in parlamento a dare concretezza a questo proposito con un provvedimento di legge». E si torna così ancora una volta al rapporto con i partiti politici, su cui ruota ogni giudizio sulle prospettive dei manifestanti aggregati dai quattro attivisti bolognesi.
LE MADAMIN: «NOI IN PIAZZA “PER” NON “CONTRO”»
Anche le Madamin torinesi, che un anno fa portarono in piazza decine di migliaia di persone a favore della Tav e contro le scelte della sindaca Chiara Appendino tengono a marcare le distanze. «La manifestazione organizzata da noi era per qualcosa, mentre loro nascono dichiaratamente contro», osserva Adele Olivero, presidente del Comitato “Sì, Torino va avanti“, riferendosi ovviamente all’avversione al sovranismo salviniano che è stato finora il collante delle persone scese in piazza. Per poi concludere: «Non ci si può considerare parte di un fenomeno comune, sebbene riconosco che anche nel loro caso si tratta di un pezzo di società che sceglie di esprimersi direttamente, non trovando voce nei partiti esistenti». È evidente, insomma, che le Sardine di cui si è appena formato il banco sono ancora troppo giovani perché chiunque possa sapere in che direzione andranno. Nel frattempo si prende nota del fatto che si tratta di un fenomeno spontaneo, battagliero, eppure alieno, finora, dal linguaggio aggressivo che una certa politica ha adottato. È questa forse la novità più interessante, con cui tutti potrebbero doversi confrontare in futuro.
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