Il tribunale di Taranto dice no alla richiesta dei commissari dell'impianto di rimandare lo spegnimento. Resta il ricorso al tribunale del Riesame. Ma la strada per l'accordo con Arcelor è sempre più in salita.
Mentre governo e ArcelorMittal tentano di individuare un percorso condivisibile per arrivare a un nuovo accordo sul turnaround dell’ex Ilva, tutti gli stabilimenti dell’ultimo colosso siderurgico italiano, sono fermi per lo sciopero indetto dai sindacati. E una tegola arriva in serata: il tribunale di Taranto rigetta la richiesta di proroga per l’attività dell’Altoforno 2 avanzata dai commissari al tribunale di Taranto. Questo tradotto vuol dire il possibile inizio delle operazioni di fermata degli impianti dal 13 dicembre. Anche se c’è un ulteriore spiraglio: fare ricorso al Tribunale del riesame.
ADESIONE QUASI TOTALE ALLO SCIOPERO
Intanto lo sciopero proclamato da Fiom-Cgil, Fim–Cisl e Uilm ha ottenuto adesioni che in alcuni casi sono del 100%, con il 90% a Taranto e l’80% a Genova e Novi Ligure. Lo sciopero è iniziato alle 23 di ieri e si concluderà alle 7 di domani. Il messaggio dei sindacati a Governo e ArcelorMittal è sempre lo stesso «no esuberi». Mentre Confindustria Taranto chiede al Governo di prevedere una “No tax Area” per l’area di Taranto. Da parte del Governo, il ministro dell’economia Roberto Gualtieri, intercettato davanti a Palazzo Chigi assicura a chi ha manifestato a Taranto: che in manovra è stato «approvato un fondo apposito» per sostenere il piano di sviluppo di Taranto. Quanto all’Ilva, ha aggiunto: «Stiamo definendo un piano molto ambizioso per il rilancio di Ilva e delle acciaierie, nel segno della sostenibilità e del lavoro».
«LO STATO VUOLE POTER ENTRARE»
Il ministro Stefano Patuanelli ribadisce l’obiettivo del Governo di fare dell’Ilva di Taranto «il primo esempio europeo di una riconversione sostenibile del siderurgico. Lo stato vuole poter entrare nello stabilimento», ha aggiunto dai microfoni di Radiouno, «per controllare e garantire non solo la produzione ma anche le modalità di produzione e il rispetto dell’ambiente». Dal Governo i sindacati si aspettano «una decisione chiara e netta sul risanamento ambientale, sulla tutela e garanzia dei livelli occupazionali e la continuità produttiva. Con o senza ArcelorMittal», dice il segretario generale della Uilm Rocco Palombella. I sindacati non si fidano di ArcelorMittal perché, dicono, è gravemente inadempiente rispetto all’accordo del 2018, e al Governo chiedono «una linea chiara».
L’INCHIESTA SULLA MORTE DELL’OPERAIO NEL 2015
La ricerca di creare un percorso definito è l’impegno di questi giorni nei contatti quotidiani fra Mise-ArcelorMittal-Commissari e fra i due ministeri ai quali il premier Conte ha affidato il compito di trovare una soluzione che, sembra ormai acquisito, avrà una presenza dello Stato con una quota che permetta un controllo sull’effettiva realizzazione del piano. Il Piano di risanamento e sviluppo, che si sta delineando, avrà una rete di protezione occupazionale di almeno 5 anni e vedrebbe l’Ilva di Taranto come parte essenziale di un più ampio piano di rilancio della città e dell’area di Taranto. La decisione del Tribunale di Taranto sull’uso dell’Altoforno 2 arriva dopo una serie di sequestri e dissequestri nell’inchiesta sulla morte dell’operaio Alessandro Morricella l’8 giugno 2015. I commissari chiedevano un anno di tempo per ottemperare alle prescrizioni di automazione del campo di colata. La decisione è del giudice Francesco Maccagnano, dinanzi al quale si svolge il processo sulla morte di Morricella, che si esprimerà tra l’11 e il 12 dicembre.
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