Entrambe sono attese il 14 novembre. La prima, che riguarda il pestaggio, vede imputati cinque carabinieri. La seconda i medici dell'ospedale Pertini, dove il geometra romano morì 10 anni fa. I genitori: «Ci aspettiamo una svolta».
Il 14 novembre è atteso come il giorno della possibile svolta sul caso di Stefano Cucchi. Da una parte, la sentenza della Corte d’Assise di Roma su cinque carabinieri imputati a vario titolo per omicidio preterintenzionale, abuso d’autorità, calunnia e falso. Dall’altra, quella della Corte d’Assise d’Appello di Roma su cinque medici dell’ospedale Pertini di Roma, dove nell’ottobre del 2009 il geometra romano morì una settimana dopo essere stato arrestato per droga. «Ilaria [Cucchi, sorella di Stefano, ndr] ci ha dato la forza per andare avanti e cercare la verità», hanno commentato i genitori di Stefano, Giovanni Cucchi e Rita Calore, in mattinata. «Quello che abbiamo giurato davanti a quel corpo massacrato è che non ci saremmo mai fermati e così faremo, andremo sempre avanti. Oggi ci auguriamo una svolta, i dati sono tutti a favore di una sentenza positiva, però ci sono dei segnali».
CHIESTI 18 ANNI PER DUE CARABINIERI
Partiamo dal processo che riguarda il pestaggio. Per l’accusa di omicidio preterintenzionale e abuso d’autorità sono finiti sotto processo i carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro; per loro il pm ha chiesto la condanna a 18 anni di reclusione. Per il carabiniere Francesco Tedesco, l’imputato-accusatore che con le sue dichiarazioni ha fatto luce sul presunto pestaggio subito da Cucchi in caserma la notte del suo arresto, il rappresentante dell’accusa ha chiesto l’assoluzione dall’omicidio preterintenzionale e tre anni e mezzo di reclusione per l’accusa di falso. Otto anni di reclusione per falso sono stati richiesti per il maresciallo Roberto Mandolini; mentre per l’ulteriore imputazione di calunnia, contestata al carabiniere Vincenzo Nicolardi e ai colleghi Tedesco e Mandolini, il pm ha sollecitato una sentenza di non procedibilità per prescrizione del reato.
I CINQUE MEDICI IMPUTATI NELL’ALTRO PROCESSO
Per quanto concerne il processo ai medici, gli imputati sono il primario del Reparto di medicina protetta dell’ospedale Pertini, dove fu ricoverato il geometra romano, Aldo Fierro, e altri quattro medici, Stefania Corbi, Flaminia Bruno, Luigi De Marchis Preite e Silvia Di Carlo. Nei loro confronti il pg Mario Remus ha chiesto di non doversi procedere per prescrizione del reato di omicidio colposo. Un terzo processo, per presunti depistaggi, deve ancora entrare nel vivo e vede coinvolti otto carabinieri.
LE TAPPE PRINCIPALI DEL CASO CUCCHI
15 ottobre 2009: Stefano Cucchi viene fermato dai carabinieri al Parco degli Acquedotti a Roma perché trovato in possesso alcuni grammi di droga. Viene portato nelle celle di sicurezza di una caserma dei carabinieri.
16 ottobre 2009: Cucchi appare all’udienza di convalida del fermo con ematomi e difficoltà a camminare. Parla a stento: una registrazione diffusa successivamente testimonierà dello stato di Cucchi all’udienza. L’arresto è convalidato e Cucchi viene portato a Regina Coeli.
22 ottobre 2009: Cucchi, dopo una settimana di detenzione, muore nel reparto protetto dell’ospedale Pertini. Inizia la battaglia giudiziaria della famiglia che una settimana dopo diffonde alcune foto del cadavere in obitorio che mostrano ematomi e segni ‘sospetti’.
25 gennaio 2011: vanno a processo sei medici e tre infermieri del Pertini e tre guardie carcerarie.
5 giugno 2013: vengono condannati quattro medici del Pertini. Assolti gli infermieri e le guardie carcerarie.
31 ottobre 2014: in Appello tutti i medici vengono assolti.
Gennaio 2015: viene aperta l’inchiesta bis dopo che la Corte d’appello trasmette gli atti in procura per nuove indagini.
Settembre 2015: i carabinieri entrano per la prima volta nell’inchiesta: cinque vengono indagati.
Dicembre 2015: la Cassazione annulla con rinvio l’assoluzione dei cinque medici. Vengono nuovamente assolti nel 2016 ma la procura ricorre in Cassazione che dispone un nuovo processo d’Appello.
Gennaio 2017: la procura chiude l’inchiesta bis (quella sui cinque carabinieri). Nel luglio 2017 vengono rinviati a giudizio Di Bernardo, D’Alessandro e Tedesco, accusati di omicidio preterintenzionale e di abuso di autorità. Tedesco è accusato anche di falso e calunnia insieme con il maresciallo Mandolini, mentre della sola calunnia risponde Nicolardi.
11 ottobre 2018: il pm Giovanni Musarò rivela che Tedesco per la prima volta parla di un pestaggio subito da Cucchi da parte di Di Bernardo e D’Alessandro. Le indagini sul pestaggio erano state riaperte grazie alle parole di un altro carabiniere, Riccardo Casamassima. Nel corso del processo emergono anche presunti depistaggi con la sparizione o l’alterazione di documenti di servizio. Si apre l’inchiesta.
16 luglio 2019: nell’ambito dell’inchiesta sui depistaggi vengono rinviati a giudizio il generale Alessandro Casarsa e altri sette carabinieri tra cui Lorenzo Sabatino, all’epoca dei fatti comandante del reparto operativo di Roma.
3 ottobre 2019: il pm chiede la condanna a 18 anni per Di Bernardo e D’Alessandro accusati del pestaggio che viene, per la prima volta, associato alla morte di Cucchi.
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