I media di Stato esultano, ma nella diplomazia serpeggia preoccupazione. Perché l'assedio del Congresso rende il presidente Usa imprevedibile. E riacutizza i sentimenti anti-russi nella politica d'Oltreoceano. Il racconto da Mosca.
Mentre sui media di Stato i guerrieri della propaganda del Cremlino si compiacciono del caos politico che regna a Washington, nelle stanze del potere di Mosca se ne è parecchio preoccupati.
Il capo della diplomazia russa Sergey Lavrov, durante una riunione tenutasi nel giorno in cui la Camera Usa ha messo in stato d’accusa il presidente Donald Trump, ha detto ai suoi consiglieri che il processo di impeachment sta creando «estreme difficoltà» nei già tesi rapporti con la controparte americana. «Riferendo degli incontri avuti con lo stesso Trump e con il Segretario dI Stato Mike Pompeo il 10 dicembre, il ministro ha sottolineato che i vertici dell’amministrazione americana sono così distratti dalla procedura di impeachment e dalla situazione politica interna da non essere in grado di concentrarsi sulle relazioni con Mosca in modo positivo», dice a Lettera43 il direttore del Consiglio russo per gli affari internazionali (Riac) Andrey Kortunov, che ha partecipato a quella riunione. «Certamente al ministero degli Esteri non si è contenti della situazione», spiega Kortunov.
L’attuale debolezza interna rende gli Stati Uniti «imprevedibili, inaffidabili e anche pericolosi»
Andrey Kortunov, Consiglio russo per gli affari internazionali
Il maggior timore è che il presidente Usa, «spinto dal nervosismo per l’impeachment, al fine di migliorare la sua posizione sul fronte domestico possa decidere qualche azione sconsiderata in politica estera ai danni della Russia». L’attuale debolezza interna rende gli Stati Uniti «imprevedibili, inaffidabili e anche pericolosi».
PER MOSCA L’IMPEACHMENT RIACUTIZZA I SENTIMENTI ANTI-RUSSI
Il problema, dicono i diplomatici di Mosca, è che la procedura di impeachment ha riacutizzato i sentimenti anti-russi nella politica americana: il pasticcio della telefonata di Trump al presidente ucraino Volodymyr Zelensky è stato collegato dal fronte anti-Donald alle interferenze russe nelle elezioni Usa del 2016; l’ Ucraina viene di nuovo identificata, a Capitol Hill e sui media, come una vittima dell’orso russo a cui si deve assicurare aiuto e protezione. Tutto questo proprio quando un’attenuazione delle tensioni con l’Occidente, grazie all’apertura del presidente francese Emmanuel Macron e alla ripresa del dialogo con Kiev, faceva intravedere la possibilità di un ritiro delle sanzioni contro la Russia, e sembrava rendere di nuovo perseguibile quel “big deal” con gli Usa che resta un obiettivo strategico di Putin. Aspettative accantonate, almeno finché la situazione a Washington non sarà più chiara e stabile.
Intanto, le accuse di contiguità con Putin alla radice dei guai del presidente americano, e che paradossalmente stanno procurando qualche mal di testa a Mosca, vengono celebrate nei talk show televisivi pro-Cremlino della tivù russa. Uno dei conduttori più popolari, Vladimir Solovyev, si riferisce ironicamente al presidente Usa come al «nostro Ivan Ivanovich», con tanto di patronimico alla russa. E sottolinea «nostro», l’aggettivo che i cantori del regime usavano per la Crimea al tempo dell’annessione. Il messaggio è che Trump ha messo in crisi il sistema politico di Washington indebolendo gli Usa, e che più deboli sono gli Usa meglio è per la Russia.
LA VOCE DELLA PROPAGANDA
Un simile concetto viene espresso in modo più sofisticato in un editoriale dell’agenzia di stampa governativa Ria Novosti: «La conseguenza più importante dell’intera “operazione impeachment” è che chi l’ha iniziata ha involontariamente lavorato nell’interesse della Federazione Russa, e lo ha fatto in modo incredibilmente efficace», si legge nell’articolo, a firma dell’economista e blogger Ivan Danilov. Secondo cui dalla vicenda esce «completamente distrutto» il sistema istituzionale statunitense costruito sulle regole dettate dai padri fondatori. Tanto che nel conflitto politico in corso «i sostenitori di entrambi i partiti sognano di eliminare fisicamente gli oppositori, non più considerati concittadini e nemmeno essere umani». E così la stessa politica Usa «ha fenito per «firmare una sentenza di condanna per il Paese».
E QUELLA DELLA DIPLOMAZIA
«È davvero necessario tracciare una linea netta tra la propaganda e l’operatività politica», nota Kortunov riguardo alla retorica utilizzata dai media di stato russi nel coprire l’impeachment di Trump. «La propaganda fa il suo lavoro nel creare la narrativa di una Russia come Paese migliore rispetto agli Stati Uniti divisi e instabili. Così i cittadini possono dire: “siamo un’isola felice di stabilità in questo mondo volatile”, e anche se sanno che questa stabilità la si potrebbe anche chiamare estagnazione hanno qualcosa di cui esser soddisfatti. Ma sul piano operativo ho la netta impressione che i responsabili della politica estera russa preferirebbero trovarsi di fronte a un America meno imprevedibile». È la bipolarità che contraddistingue molti aspetti della Russia putiniana. Anche in questa caso, ne è la sintesi lo zar. Che ufficialmente si attiene alla linea ufficiale della non interferenza e della volontà di lavorare con qualsiasi presidente gli americani decidano di scegliersi, e poi – a impeachment inoltrato – difende a spada tratta Trump, definisce inventate le accuse e prevede pubblicamente l’esito del processo nel Senato di Washington.
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