Ankara risponde con la sua arma preferita alla minaccia di sanzioni americane per l'acquisto del sistema missilistico russo. Perché l'aeroporto di Incirlik è uno snodo strategico fondamentale per Washington.
«Se serve, possiamo chiudere una o entrambe» le basi militari gestite dagli Usa in Turchia di Incirlik e Kurecik. Lo ha ribadito il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, parlando con i reporter a margine del Forum mondiale sui rifugiati a Ginevra. «Sappiamo bene quando agire con moderazione e quando essere determinati», ha aggiunto il leader di Ankara, criticando Washington per le minacce di sanzioni per l’acquisto del sistema missilistico russo di difesa aerea S-400.
Incirlik è considerata una delle basi strategiche degli Usa nella regione. Al suo interno sono anche custodite numerose testate nucleari tattiche americane. La base era già stata al centro di diversi bracci di ferro in passato tra Washington e Ankara, che l’aveva aperta alle operazioni aeree della Coalizioni anti-Isis nel 2015. Kurecik è un’installazione miliare radar impiegata per scopi di difesa aerea.
Incirlik è il principale caposaldo logistico dell’aviazione americana (Usaf) nella regione, snodo chiave per decine di operazioni, comprese le guerre in Iraq e la missione in Afghanistan (che attraverso questo hub riceve il 70% del traffico cargo militare). Incirlik è la ‘casa’ del 39/o gruppo Air Wing Base (il cui mandato è assistere e proteggere interessi Usa e della Nato), del 728/o squadrone mobilità aerea nonché del 717/o e 425/o squadrone di trasporto dell’aviazione Usa. Sono presenti anche forze della Raf britannica e della Luftwaffe tedesca. La tendenza a utilizzare l’aeroporto come minaccia o merce di scambio non è nuova per la Turchia. Nel 2003, il governo di Ankara negò l’autorizzazione all’uso della base a Washington per l’invasione dell’Iraq: uno spartiacque nei rapporti con l’alleato storico. L’accordo tra Stati Uniti e Turchia per l’uso di Incirlik come aeroporto per i voli della coalizione anti-Isis è stato formalmente firmato il 29 luglio 2015, dopo che per quasi un anno la Turchia aveva negato l’autorizzazione all’uso delle piste. Nel luglio del 2016 la base fu usata da alcuni militari golpisti nella notte del tentato colpo di Stato contro Erdogan. All’epoca il presidente reagì con il “sequestro” immediato della base da parte della magistratura, e negli Usa si aprì il dibattito sulla convenienza nel tenere le testate nucleari stipate a Incirlik.
Ad alimentare le tensioni tra Usa e Turchia anche l’ipotesi della fine dell’embargo sulla vendita di armi alla Repubblica di Cipro, votata ieri dal Congresso Usa e in attesa della firma del presidente Donald Trump. L’embargo era stato introdotto nel 1987 per evitare una corsa agli armamenti e incoraggiare una soluzione politica a Cipro, divisa in due dal 1974 dopo un’invasione dell’esercito turco a seguito di un tentativo di golpe filo-greco. Ankara mantiene nella parte settentrionale dell’isola oltre 30 mila soldati e diverse basi militari. Inoltre, Erdogan ha dovuto subire lo smacco del riconoscimento da parte del Senato Usa del genocidio armeno, un tema su cui la Turchia è da sempre molto sensibile.
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