La Federazione nazionale stampa italiana si dice pronta allo sciopero contro il piano di pre-pensionamenti previsto in manovra: «L'istituto previdenziale non può sostenere una nuova perdita».
La giunta esecutiva della Federazione nazionale stampa italiana «considera inaccettabile la decisione del governo, nella manovra di bilancio 2020, di permettere altre uscite anticipate dal mondo del lavoro senza la contestuale messa in sicurezza del bilancio dell’Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani attraverso l’allargamento della platea degli iscritti a professioni affini a quella giornalistica». La Fnsi si è detta pronta a proclamare lo sciopero generale. Il motivo sono le risorse stanziate nella manovra appena passata al Senato per sostenere l’accesso anticipato alla pensione per i giornalisti professionisti iscritti all’Inpgi. Un emendamento ha garantito 7 milioni nel 2020 e 3 milioni l’anno dal 2021 al 2027. Nell’ambito di piani di ristrutturazione aziendale presentati dopo il 31 dicembre 2019, è prevista un’assunzione a tempo indeterminato ogni due prepensionamenti, di giovani sotto i 35 anni di età o di giornalisti che già collaborino con lo stesso gruppo.
«La situazione dell’Inpgi», ha detto la presidente dell’Inpgi Marina Macelloni, «è fortemente critica, con il rischio di avere un commissario. Noi stiamo chiedendo da molto tempo che ci sia consentito di allargare dal 2021 la platea degli iscritti facendo arrivare all’istituto figure non giornalistiche ma vicine, come i comunicatori o i lavoratori della rete. Questo non è ancora avvenuto, ma nello stesso tempo purtroppo il governo ha stanziato nuove risorse per i prepensionamenti». «Si tratta», ha rilevato, «di risorse importanti che comporteranno una nuova perdita di iscritti per l’istituto, e quindi di risorse. E l’istituto in questo momento non può sostenere questa nuova perdita di contribuenti senza avere un allargamento della platea». «Quindi», ha concluso, «noi insistiamo a chiedere questa possibilità, la legge dice che possiamo avere questa possibilità dal 2023, chiediamo che sia anticipata al 2021».
Secondo la Federazione nazionale della stampa italiana, dietro alla misura ci sarebbero pressioni del M5s. «La parte più oltranzista del Movimento 5 Stelle cerca di sferrare l’ennesimo attacco al pluralismo dell’informazione e all’autonomia dell’Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani», affermava l’11 dicembre in una nota Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi, «dopo aver escluso con una norma interpretativa ad hoc, inserita in un decreto del luglio scorso dall’allora sottosegretario Vito Crimi, la testata Italia Oggi dai contributi del fondo per il pluralismo dell’informazione, i parlamentari pentastellati si schierano adesso contro l’emendamento correttivo che riammetterebbe la testata ai contributi del fondo, incuranti del fatto che in caso contrario sarebbe costretta a chiudere e a licenziare 25 giornalisti. È un atteggiamento inaccettabile che richiede la reazione di tutte le forze politiche, a prescindere dagli schieramenti. Per questo è auspicabile che su questo tema, così come sugli emendamenti sulla messa in sicurezza e sull’autonomia dell’Inpgi, il governo si rimetta al voto dell’aula, esattamente com’è avvenuto nel recente passato per Radio Radicale».
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