Queste notifiche e schermate si presentano in varie forme a seconda dei modelli colpiti dal problema ma vogliono tutte dire la stessa cosa: le componenti interne del dispositivo stanno raggiungendo una temperatura eccessiva che potrebbe comprometterne per sempre il corretto funzionamento. Ecco cosa succede quando appaiono. Continua a leggere
Axel Springer pronto a lanciare la nuova famiglia di app. Già pronta earliAudio per i podcast, in arrivo anche quella per le "flash news".
Upday si espande. La società dell’editore tedesco Axel Springer che cura l’app di news Upday for Samsung, ha lanciato una nuova gamma di prodotti sotto il marchio earli con l’obiettivo di approdare su tutti gli smartphone oltre quelli del marchio coreano.
LANCIATA LA PRIMA APP PER PODCAST
La prima app, già disponibile su Play Store e App Store, è stata earliAudio dedicata tutta al mondo del podcasting e che propone agli utenti podcast basati sui propri interessi. L’app di podcast è disponibile in italiano, inglese, francese, tedesco, spagnolo, portoghese, olandese e polacco. Le diverse edizioni possono essere utilizzate in contemporanea. EarliAudio, però, prepara il terreno anche ai prossimi prodotti. L’app infatti è dotata di una sezione per le “Flash News” dedicata alle principali notizie del giorno.
VERSO UN APP PER LE NEWS
Al fianco di earliAudio nelle prossime settimane arriverà anche un’altra applicazione per le news, earliNews, app di notizie concepita come Upday e che unisce l’esperienza giornalistica con l’intelligenza artificiale. Come per la gemella dedicata ai podcast, anche earliNews sarà disponibile in 12 lingue e 16 Paesi europei, tra cui l’Italia.
Leggi tutte le notizie di Lettera43 su Google News oppure sul nostro sito Lettera43.it
Axel Springer pronto a lanciare la nuova famiglia di app. Già pronta earliAudio per i podcast, in arrivo anche quella per le "flash news".
Upday si espande. La società dell’editore tedesco Axel Springer che cura l’app di news Upday for Samsung, ha lanciato una nuova gamma di prodotti sotto il marchio earli con l’obiettivo di approdare su tutti gli smartphone oltre quelli del marchio coreano.
LANCIATA LA PRIMA APP PER PODCAST
La prima app, già disponibile su Play Store e App Store, è stata earliAudio dedicata tutta al mondo del podcasting e che propone agli utenti podcast basati sui propri interessi. L’app di podcast è disponibile in italiano, inglese, francese, tedesco, spagnolo, portoghese, olandese e polacco. Le diverse edizioni possono essere utilizzate in contemporanea. EarliAudio, però, prepara il terreno anche ai prossimi prodotti. L’app infatti è dotata di una sezione per le “Flash News” dedicata alle principali notizie del giorno.
VERSO UN APP PER LE NEWS
Al fianco di earliAudio nelle prossime settimane arriverà anche un’altra applicazione per le news, earliNews, app di notizie concepita come Upday e che unisce l’esperienza giornalistica con l’intelligenza artificiale. Come per la gemella dedicata ai podcast, anche earliNews sarà disponibile in 12 lingue e 16 Paesi europei, tra cui l’Italia.
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Controllare gli adolescenti attraverso il cellulare è controproducente. Crea ansia e azzera la loro autostima. Se lo si fa con un adulto, a sua insaputa, si commette reato. E si manda a rotoli la relazione. Parola dello psicologo Giuseppe Lavenia, presidente dell’Associazione nazionale dipendenze tecnologiche.
Ficcare il naso nella vita online di partner, amici, semplici conoscenti o figli può facilmente diventare un’ossessione. L’attività di “intelligence” è facilitata da applicazioni che registrano spostamenti, conversazioni WhatsApp, mail e addirittura telefonate. Un controllo spesso illegale che ha conseguenze pesanti su rapporti e relazioni.
Questi servizi non tentano solo partner gelosi, ma anche genitori di adolescenti, convinti di poter dormire sonni tranquilli con un semplice download. L’ultima app che ha provocato una rivolta social dai parte dei ragazzi è stata Life360. Ma l’elenco è lungo: si va da FamilySafe a Mobile Fence, da Family Time al “banale” Trova il tuo iPhone. E allo scoppiare di ogni nuova polemica si ripropone puntuale la stessa domanda: è giusto o no controllare i propri figli?
ATTENZIONE ALL’AUTOSTIMA DEI RAGAZZI
Secondo lo psicologoGiuseppe Lavenia, presidente dell’Associazione Nazionale dipendenze tecnologiche, la risposta è: «Quasi mai». «Sconsiglio l’uso di uno smartphone proprio fino ai 13 anni», spiega a Lettera43.it, «ma se lo si consente, meglio controllare che tipo di app vengono scaricate e che uso se ne fa visto che a quell’età è molto difficile riuscire a difendersi dai pericoli della Rete». Diverso, invece, lo “spionaggio” territoriale o relazionale che queste app esercitano sia alla luce del sole sia all’oscuro dell’interessato. In tal caso la condanna è ferma. «Pensare di conoscere ogni spostamento o pensiero del proprio figlio è un’utopia visto che esistono mille modi per ingannare certi sistemi», continua Lavenia, «come scaricare app che simulino geolocalizzazioni diverse da quelle effettive o cambiare sim all’insaputa del genitore». Inoltre è anche controproducente per l’autostima del ragazzo. «Se un 15enne scarica l’app social del momento, per esempio Tik Tok, è giusto farsi spiegare di cosa si tratta, senza però invadere troppo la sua privacy. In questo modo sentirà non solo la presenza dell’adulto ma anche la fiducia che gli si accorda».
SOFTWARE CHE GENERANO SOLO PARANOIE
Non solo. Dispositivi simili non sono altro che generatori di paranoie, più si conosce più si vorrebbe sapere, senza preoccuparsi delle conseguenze. «I ragazzi di oggi sono già abbastanza controllati dal registro elettronico e dai vari gruppi di mamme, sottometterli a queste app equivale a chiuderli in una sorta di carcere digitale in grado di fare molto male», sottolinea lo psicologo.
L’ANSIA ALLA BASE DEL MONITORAGGIO MANIACALE
Se si parla di adulti, invece, il discorso cambia radicalmente visto che il controllo non è mai ammissibile ed è condannato dalla legge. «Nonostante questo, non conto più le coppie che arrivano in terapia portando a suggello delle differenti tesi screenshot delle conversazioni con il partner o cose dette nelle app di famiglia», racconta Lavenia. Anche in questo caso, al di là che «solo l’idea che il partner conosca ogni nostro spostamento è inquietante», il vero problema è se il cellulare non prende, è scarico o si spegne. «A quel punto il controllante cade in paranoia e in agitazione immaginando gli scenari peggiori». Già perché alla base dei comportamenti devianti di chi decide di esercitare un monitoraggio maniacale c’è uno stato d’ansia elevatissimo che in presenza di imprevisti si amplifica, mettendo in crisi ancora di più il rapporto di fiducia. «Una relazione sana dovrebbe basarsi su questo mentre lo spionaggio ne è privo, manipola l’altro e tende a metterlo alla prova», ricorda Lavenia.
IN CRESCITA I CASI DI STALKERWARE
Quando poi il controllo è subdolo e viene effettuato attraverso spy software che si agganciano al cellulare in modo invisibile e lavorano senza lasciare traccia diventa un reato. Secondo l’ultimo rapporto The State of Stalkerware pubblicato dal colosso russo della sicurezza informatica Kaspersky, da gennaio ad agosto 2019 oltre 37 mila persone nel mondo sono state vittima di stalkerware almeno una volta. Più di mille solo in Italia. Lo stalkerware non solo è illegale ma anche pericoloso visto che nel cervello dell’esecutore si innescano meccanismi persecutoricompulsivi che creano una dipendenza emotiva e fisica molto simile a quella generata dalla droga. Inutile sottolineare la pericolosità di un tale comportamento per le vittime sia a livello fisico, essendo impossibile prevedere la reazione di un partner ossessivo che si senta tradito, sia psicologiche, dato che accorgersi di essere costantemente monitorati rappresenta una violenza.
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