Conte fuori dall’Ilva a Taranto tra cori e contestazione

Ad accoglierlo una folla di operai, cittadini e ambientalisti. Con una richiesta chiara: «Vogliamo la chiusura dell'impianto, qui ci sono più morti che nascite». Il premier: «Parlerò con tutti».

L’avvocato del popolo circondato dal popolo. A Taranto, fuori dallo stabilimento ex Ilva. Dove il presidente del Consiglio Giuseppe Conte si è presentato per parlare con gli operai, accompagnato da alcuni dirigenti del siderurgico, nel giorno in cui si sono fermati tutti gli stabilimenti per lo sciopero. E dalla folla sono partiti cori, richieste, anche qualche contestazione.

«IL DOSSIER EX ILVA PRIORITARIO PER IL GOVERNO»

Il premier ha partecipato anche al Consiglio di fabbrica permanente di Fim, Fiom e Uilm. Ha ascoltato per oltre un’ora gli oltre 200 partecipanti. Dicendo che «il dossier ex Ilva è prioritario per il governo. Dobbiamo gestirlo tutti uniti, non solo il governo, ma anche voi. Tutti insieme dobbiamo combattere questa battaglia. Come sistema Paese».

CHIESTA LA RICONVERSIONE ECONOMICA DEL TERRITORIO

Conte era entrato dalla portineria D, quella riservata all’ingresso degli operai. Lì c’erano rappresentanti di comitati e movimenti con striscioni che hanno chiesto la riconversione economica del territorio.

Mi sento in colpa, ogni volta che vado al lavoro faccio del male alla mia famiglia


Un operaio a Conte

Molti all’esterno hanno scandito cori inneggianti alla chiusura dell’impianto. Conte, un po’ travolto dalla confusione in mezzo alla ressa, ha reagito promettendo: «Parlerò con tutti, ma con calma». Un cittadino gli ha urlato: «Dovete conoscere la situazione». E lui ha risposto: «Sono qui per questo». Un altro ha detto: «Mi sento in colpa perché ogni volta che vado al lavoro faccio del male alla mia famiglia».

«CI SONO PIÙ MORTI CHE NASCITE, BASTA CON QUESTA FABBRICA»

Diversi erano cittadini del vicino quartiere Tamburi, nel quale si contano i maggiori danni ambientali e alla salute. «Qui ci sono più morti che nascite», ha detto una madre. «Abbiamo fiducia nelle istituzioni, ma non fatela perdere a noi», ha aggiunto un altro. E ancora: «Questa città richiede altro, perché continuate a insistere su questa fabbrica?».

DIALOGO SU LAVORO E ARCELOR MITTAL

Il presidente del Consiglio ha dialogato con alcuni. Riportando il tema sul lavoro. «Tu lavori?», ha domandato a un cittadino. «Ora sono disoccupato», è stata la risposta. E quando gli è stato chiesto un giudizio sulla società che ora gestisce l’impianto, ha replicato al premier: «Mittal non si è comportata mica tanto bene».

Cosa volete, la riconversione? Stiamo lavorando tanto per l’energia pulita


Il premier Giuseppe Conte

Nella calca c’erano anche ambientalisti. Il premier a molti cittadini ha chiesto: «Cosa volete, la riconversione?». Ma il gruppo che lo ha assediato all’esterno prima che potesse entrare ha avuto una parola d’ordine: chiusura. Solo qualcuno ha accennato alla possibilità di una riconversione, impiegando per questo gli operai per la bonifica. Conte ha rivendicato attenzione all’ambiente: «Stiamo lavorando tanto per l’energia pulita».

Leggi tutte le notizie di Lettera43 su Google News oppure sul nostro sito Lettera43.it