Il movimento bolognese su Facebook sfida i "nemici". E mette in guardia: «Siete gli unici a dover avere paura. La festa è finita».
Le Sardine bolognesi su Facebook sfidano i populisti spiegando, nero su bianco, le ragioni della loro mobilitazione dopo il successo inaspettato dei primi appuntamenti di Bologna e Modena. Una sorta di manifesto in cui i quattro organizzatori – Giulia, Andrea, Roberto e Mattia – raccontano chi sono e quali sono gli obiettivi del banco.
«CARI POPULISTI, LA FESTA È FINITA»
«Cari populisti, lo avete capito. La festa è finita. Per troppo tempo avete tirato la corda dei nostri sentimenti. L’avete tesa troppo, e si è spezzata», comincia la “lettera” dei capi banco. «Per anni avete rovesciato bugie e odio su noi e i nostri concittadini: avete unito verità e menzogne, rappresentando il loro mondo nel modo che più vi faceva comodo […]. Avete scelto di affogare i vostri contenuti politici sotto un oceano di comunicazione vuota. Di quei contenuti non è rimasto più nulla». Le Sardine accusano i populisti di aver «buttato in caciara» argomenti seri. E di aver spinto i seguaci «a insultare e distruggere la vita delle persone sulla Rete».
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«CREDIAMO NELLA POLITICA CON LA P MAIUSCOLA»
Ora però, la marea pare essere cambiata. «Siete gli unici a dover avere paura», continua il manifesto. «Siamo scesi in una piazza, ci siamo guardati negli occhi, ci siamo contati. Siamo un popolo di persone normali […] Amiamo le cose divertenti, la bellezza, la non violenza (verbale e fisica), la creatività, l’ascolto. Crediamo ancora nella politica e nei politici con la P maiuscola. In quelli che pur sbagliando ci provano, che pensano al proprio interesse personale solo dopo aver pensato a quello di tutti gli altri. Sono rimasti in pochi, ma ci sono».
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«Vi siete spinti troppo lontani dalle vostre acque torbide e dal vostro porto sicuro. Noi siamo le sardine, e adesso ci troverete ovunque. Benvenuti in mare aperto». E quindi un’ultima citazione da Com’è profondo il mare di Lucio Dalla, diventato l’inno delle piazze. «È chiaro che il pensiero dà fastidio, anche se chi pensa è muto come un pesce. Anzi, è un pesce. E come pesce è difficile da bloccare, perché lo protegge il mare. Com’è profondo il mare».
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