Nel mare della propaganda gli intellettuali di destra affogano

Sono convinti di vivere la stagione del grande cambio dell’establishment ma non vedono la novità della presenza di movimenti che arrivano diritti al cuore di tanta parte dei cittadini. Verrà da qui la sorpresa amara per loro.

Un tema italiano è quello del rapporto fra intellettuali di destra e la politica. Per dirla in poche parole, quante ne sono consentite su un giornale online, dobbiamo fare una prima distinzione che eviti di chiamare “destra” tutto ciò che si oppone alla sinistra e che si dichiari conservatore.

La questione più interessante non riguarda intellettuali che vengono dalle fila nobili del conservatorismo italiano e dall’anticomunismo democratico, ma proprio quelli che vengono da storie che sono intricate con la destra vera, quella che si coagulò attorno al Msi, da Giorgio Almirante a Gianfranco Fini.

L’errore della sinistra è sempre stato quello di non aver concesso, come se spettasse a lei dare questa concessione, a questo mondo la titolarità di rappresentare una cultura vera. L’egemonia culturale della sinistra è stata spesso esercitata con grande demagogia e supponenza e con voglia di escludere che non hanno giovano al dibattito e alla riappacificazione.

QUEGLI EX FASCISTI CHE SI SENTONO CORPO ESTRANEO DELLA REPUBBLICA

Anche oggi, dico una cosa scomoda, noi antifascisti ci ostiniamo, nella difesa sacrosanta dei nostri principi e della nostra storia, a riconoscere che l’altra parte ha un blocco di idee con cui vale la pena discutere. Pigi Battista ha scritto un libro bellissimo sul suo papà fascista e di quel libro mi ha sempre colpito la descrizione di un vecchio signore, affermatissimo avvocato, difensore anche di “nemici”, cittadino esemplare che ha sempre vissuto come estraneo in questa Repubblica. Insomma, fra le tante revisioni che si chiedono alla sinistra c’è quella di abbandonare la supponenza e di riconoscere le storie degli altri proprio per combattere di quelle storie gli effetti politici di cui si è avuto paura e che tuttora inquietano.

Sarebbe bello avere di fronte e discutere con intellettuali che non si sentono, in questa Repubblica, come nella loro patria

C’è però un passo in avanti che l’intellettualità di destra non fa. Faccio due esempi. Il primo è sciogliere quel nodo che ha definito la vita intellettualmente tormentata del papà di Pigi Battista. Sarebbe bello avere di fronte e discutere con intellettuali che non si sentono, in questa Repubblica, come nella loro patria. Vorrei capire le ragioni, le aspirazioni, i fondamenti culturali. Il secondo riguarda l’idea che traspare in molti di loro, soprattutto come al solito nei nuovi venuti, ex forzisti ed ex comunisti e socialisti, di vivere la stagione del grande cambio in cui cade l’establishment e inizia una nuova era. Le cose non stanno così.

LA MIOPIA DEGLI INTELLETUALI DI DESTRA CHE IGNORANO I MOVIMENTI

Non nego, mi arrendo all’evidenza, che ci sarà una prevalenza elettorale della destra ma quello che gli intellettuali di destra non vedono sono due fenomeni:

A) La fragilità culturale del proprio campo sul terreno dell’immaginazione politica. La Lega ha perso l’unica idea che aveva, il Nordismo, ed è oggi un confuso partito xenogfobo, statalista, amico dei nemici dell’Europa. La gara fra Matteo Salvini e Giorgia Meloni, segnalata da queste colonne da mesi, rivelerà quanto la destra di tradizione sia il nemico principale della destra arruffona e ubriaca (per carità nessun riferimento personale, giuro) del mondo leghista.

B) Non vedono questi intellettuali di destra che da gran tempo si affollano i segnali di un nuovo protagonismo di massa. Sono movimenti spesso usa e getta, nascono e scompaiono, ma sempre più spesso rivelano una profondità nella società e un asse culturale “repubblicano” che rifiuta quasi tutto della vecchia sinistra per chiedere una politica tollerante, nemica della guerra civile. Molti critici di sinistra dicono che è poco. Io dico che è molto.

Piazza Duomo gremita, a Parma, per l’adunata delle ‘sardine’ del 25 novembre 2019.

Gli intellettuali di destra non vedono la novità , anch’essa, carsica, della presenza di movimenti di donne con temi e mobilitazioni fantasiose che arrivano diritti al cuore di tanta parte dei cittadini, non solo alle donne. Verrà da qui la sorpresa amara per la destra. Il fatto che i suoi intellettuali si blocchino con l’idea del grande cambio e non vedano che alle loro spalle sta crescendo un’ondata che li sommergerà la dice lunga su quanti passi indietro abbia fatto la cultura politica italiana, sia a destra sia a sinistra.

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