Le tensioni in Bolivia dopo la conferma di Jeanine Añez come presidente

Un giovane di 20 anni ha perso la vita durante gli scontri tra manifestanti pro Morales e la polizia. Sale così a 10 il numero dei morti dopo tre settimane di proteste. E il governo del nuovo presidente Añez si insedia.

Resta alta la tensione in Bolivia dopo che la Corte costituzionale ha confermato Jeanine Añez come presidente. Un ragazzo di 20 anni è rimasto ucciso durante gli scontri tra i sostenitori di Morales e la polizia. Il ragazzo sarebbe stato colpito alla testa da un proiettile a Yapacani, nel dipartimento di Santa Cruz, dove i sostenitori di Morales nel pomeriggio avevano occupato il municipio.

10 MORTI DALL’INIZIO DELLE PROTESTE

Il 13 novembre gli scontri a Montero e Yapacaní hanno provocato due morti per colpi d’arma da fuoco. Con queste vittime è salito a dieci il bilancio dei morti durante oltre tre settimane di proteste nel Paese. Lo ha riferito il direttore dell’Istituto di indagini forensi (Idif), Andres Flores, citato dal quotidiano La Razon. Il direttore ha riferito che otto delle dieci persone morte negli scontri sono state uccise da proiettili.

L’ANALISI SUI CORPI DELLE VITTIME

«L’Idif ha condotto l’analisi forense di dieci corpi a livello nazionale, quattro sono di Santa Cruz, tre di Cochabamba, due di La Paz e uno di Potosí. Del totale dei casi, otto hanno perso la vita a causa di un proiettile di armi da fuoco», ha detto Flores. Le forze armate sono scese in strada dopo che la polizia si è dichiarata sopraffatta dall’ondata di proteste sociali che hanno colpito in particolare La Paz ed El Alto. A Yapacaní sono state rubate armi delle forze di sicurezza, con le quali, secondo la polizia, gli agenti sono stati attaccati.

ANEZ LAVORA AL SUO NUOVO GOVERNO

A livello politico Jeanine Añez continua a lavorare dopo la sua numina. Nella serata del 13 ha nominato i primi 11 ministri del suo governo di transizione che, ha sottolineato, sarà composto eminentemente da «tecnici». «Questo Consiglio dei ministri che vi presento», ha indicato Anez al termine della cerimonia di insediamento, «è composto persone esperte e specializzate, in maggioranza di un profilo tecnico come è normale per un governo di transizione». La ex senatrice ora capo dello Stato ha precisato che il 14, in giornata, l’elenco dei ministri sarà completato in modo da dare continuità al normale funzionamento dell’apparato statale. «Il loro compito principale», ha aggiunto, «sarà restaurare la pace sociale, realizzare elezioni libere e trasparenti nel più breve tempo possibile e consegnare infine il governo a chi i boliviani eleggeranno con piana legalità e legittimità democratica». Fra i ministri prescelti vi sono Karen Longaric (Esteri), Jerjes Justiniano (Presidenza), Arturo Murillo (Interno), Fernando López Julio (Difesa) e José Luis Parada (Economia).

MOSCA RICONOSCE IL NUOVO PRESIDENTE

Proprio mentre il nuovo esecutivo si insediava, la Russia ha annunciato l’intenzione di riconoscere Jeanine Añez come presidente. Il vice ministro degli Esteri Serghiei Riabkov, citato dall’agenzia Ria Novosti, ha però voluto precisare che la sua decisione tiene anche conto del fatto «nel momento in cui è stata eletta per questo incarico non c’era il quorum necessario in parlamento». «Chiaramente», ha aggiunto Riabkov, «sarà considerata leader della Bolivia finché la questione di un nuovo presidente non sarà risolta con le elezioni».

MORALES APRE A UN RITORNO IN PATRIA

Dal Messico l’ex presidente boliviano Evo Morales ha dichiarato di essere disposto a tornare in Bolivia senza essere candidato o ricoprire cariche di potere, per contribuire a riportare la pace nel Paese. In un’intervista al quotidiano spagnolo El Pais, l’ex capo di Stato ha dichiarato che «certamente» è disposto a tornare in Bolivia senza poteri e senza candidarsi. «Mi sono dimesso, ma continua la violenza», ha sottolineato. Sulla sua permanenza in Messico, Morales ha dichiarato che «già in questo momento vorrei andarmene. Se posso contribuire alla soluzione pacifica (in Bolivia), lo farò», ha affermato, aggiungendo che nel suo Paese in questo momento «non ci sono autorità», e che Jeanine Anez «è una presidente autoproclamata incostituzionalmente».

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