Covid e prostituzione: “Il vaccino anche alle operatrici del sesso, ad alto rischio contagio”


Anche il mestiere più antico del mondo accusa la crisi legata alla pandemia. Le sex worker, soprattutto quelle che operano su strada, hanno dovuto superare il timore del contagio da Coronavirus e continuare a lavorare per potersi permettere vitto e alloggio. La clientela si è notevolmente ridotta, ma la domanda di prestazioni sessuali a pagamento non si è mai azzerata. "Superfluo sottolineare che questa attività preclude un contatto fisico molto diretto e quindi con altissimo rischio di contagio", spiega a Fanpage.it il presidente dell'associazione milanese Ala Onlus, che aggiunge: "Eppure nessuno parla di vaccinare contro il Covid le prostitute".
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Michelly, prostituta trans: “Ho iniziato a 8 anni, vorrei fare altro ma nessuno mi assume”


Prosegue l'inchiesta sulla prostituzione ai tempi del Covid di Fanpage.it. Abbiamo incontrato Michelly Kelton, una prostituta transessuale che opera a Milano, per farci raccontare la sua storia. Di origine brasiliana, Michelly si è sempre sentita intrappolata in un corpo non suo e ha iniziato a prostituirsi da bambina. È arrivata in Italia nel 2007 e, anche in piena pandemia, non ha mai smesso di lavorare. "Un po' di timore di contrarre il virus c’è stato, è normale, ma non avevo alternative: o mi riempivo di debiti, o continuavo a lavorare". Della sua professione rivela: "Mi piace, ma non nego che mi piacerebbe fare la parrucchiera o la sarta. Il problema è che in Italia nessuno sembra voler assumere una dipendente transessuale".
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Covid e mercato del sesso: “Il virus ha reso ancora più fragili e vulnerabili le prostitute”


L’emergenza Covid ha modificato la quotidianità e gli assetti economici di ognuno di noi e, inevitabilmente, anche il mercato del sesso. Purtroppo, l’impressione da parte degli operatori che da anni si occupano di lotta al traffico di esseri umani è che il Coronavirus abbia indebolito e reso più vulnerabile la già fragile fascia delle persone dedite alla prostituzione, con un potenziale rafforzamento delle forme di sfruttamento preesistenti. Fanpage.it ha approfondito la questione con la "Cooperativa lotta contro l'emarginazione onlus" di Milano.
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La prostituzione al tempo del Covid a Milano: “Lavoriamo per pagare l’affitto”


L’economia del sesso a Milano e nell'hinterland ha subìto un pesante contraccolpo a causa della pandemia, ma non è scomparsa. Basta percorrere le strade del sud Milano: le strade del sesso. Un rapporto sessuale può costare dai 20 ai 30 euro e senza precauzioni viene offerto a 50 euro. Siamo stati a parlare con alcune operatrici del sesso dell'area sud di Milano, tutte ragazze provenienti dall’Est Europa, tutte - seppur alcune molto giovani - con a carico un minore da mantenere nel Paese di origine. Mentre a Milano abbiamo incontrato una donna che si prostituisce in casa, osservando tutte le norme anti Covid.
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Lockdown totale, gli italiani di Germania si organizzano: “Giocheremo a Taboo su Zoom coi nonni”


Da oggi, mercoledì 16 dicembre, hanno preso il via in Germania le nuove misure atte a contenere il Coronavirus. Si tratta di un vero e proprio lockdown. Queste nuove restrizioni, in vigore sino al 10 di gennaio, prevedono infatti la chiusura di negozi non essenziali, scuole e parrucchieri. Resta in vigore il coprifuoco: tra le 20 e le 21, a seconda della Regione di appartenenza, e fino alle 5 del mattino successivo è vietato uscire di casa. E’ stato, inoltre, fissato a 5 il numero massimo di persone (esclusi i bambini) che potranno vedersi in privato. Questa quota sarà estesa a nove nei giorni di Natale, ma solo per parenti o congiunti stretti. A raccontarci come ci si prepara al Natale in Germania e quali saranno le regole da rispettare sono Selmo e Chiara, due italiani che hanno messo radici in territorio tedesco. I due non si conoscono, vivono in due aree differenti. Ma c'è un fil rouge che crea analogie tre le loro storie in questo periodo: sarà il primo Natale per entrambi festeggiato senza la presenza dei genitori che vivono in Italia. Così, le due famiglie hanno già escogitato strategie differenti per non rinunciare alla condivisione.
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Giovanni e la sua guerra al Covid: “Mi sono svegliato in terapia intensiva con una gamba amputata”


Oltre 200 giorni di ospedalizzazione, un arto amputato, un quarto di polmone mancante e venti chili in meno. Questa la storia del signor Giovanni: una sfida con la sorte iniziata all’inizio di marzo scorso. Per settimane l'uomo è stato tra la vita e la morte a causa della virulenta forma di polmonite bilaterale causata dal Covid. “Mi sono goduto un mese di pensione. I primi di marzo sono sopraggiunti i primi sintomi e lì è iniziato il mio calvario durato 202 giorni. Addosso porto i segni di questa assurda malattia. Ora, sono a casa ma mi ritrovo disabile". A chi ritiene la pandemia una sciocchezza e a coloro che rifiutano di proteggersi seguendo le regole imposte, Giovanni chiede una sola cosa: “Abbiate rispetto per le persone che hanno sofferto e che ancora soffrono a causa di questa pandemia". L'uomo lancia a tutti un monito: "La vita è meravigliosa: non sprecatela".
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Diagnosi per tumore al seno in ritardo a causa del Covid, l’oncologo: “Fate screening, niente paura”


Diventano misurabili gli effetti della pandemia di Coronavirus sulla cura dei tumori nel nostro Paese. Nei primi 5 mesi del 2020, in Italia, sono stati eseguiti circa un milione e quattrocentomila esami di screening in meno rispetto allo stesso periodo del 2019. Ritardi che si traducono, quindi, in una netta riduzione delle nuove diagnosi di tumore della mammella (2.099 in meno). "Questo è un dato molto significativo e preoccupante, sopratutto perché abbraccia fasce giovani di incidenza del tumore al seno - spiega a Fanpage.it il dottor Corrado Tinterri, Responsabile di Unità Operativa e Director Breast Unit dell’Humanitas di Milano -. Ora ci siamo riorganizzati. I centri senologici sono operativi, per il momento, in tutte le regioni. Tornate a fare screening. Non abbiate paura, i percorsi sono sicuri".
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Varese, riapre l’ospedale di Cuasso al Monte: aiuterà una delle province più colpite dal Coronavirus


L'ospedale di Cuasso al Monte, in provincia di Varese, era stato convertito durante la prima ondata del virus e poi chiuso a luglio. Adesso che il Varesotto è uno dei territori più colpiti dalla nuova ondata pandemica, riapre: servirà ad accogliere i pazienti asintomatici o con sintomi lievi che non possono fare l'isolamento a casa. Sono oltre 530 le persone ospedalizzate nella Asst Sette Laghi. Gli ospedali sono al collasso e scarseggiano i posti letto. Il Nordovest della Lombardia è la nuova prima linea nella lotta contro il virus: in una delle zone più ricche d’Italia, la sanità pubblica rischia di essere travolta.
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Emergenza covid a Milano: “Nessuno aiuta i miei genitori, ho paura che muoiano in casa”


Francesco Vanzaghi denuncia a Fanpage.it la difficile situazione della sua famiglia, residente nell'hinterland di Milano. Suo padre ha 70 anni e dopo un ricovero in pronto soccorso è stato dimesso, in attesa dell'esito del tampone, con una diagnosi di polmonite interstizio alveolare bilaterale. "Nel frattempo, anche mia madre ha iniziato a sentirsi poco bene e piano piano le sue condizioni di salute sono peggiorate - spiega -: i sintomi fanno pensare che anche lei sia positiva al Covid. Nessuno la visita: il medico di famiglia ha paura di effettuare visite a domicilio ed è allo stremo. Cosa dobbiamo fare: aspettare che ce li facciano morire in casa? Siamo nel caos più totale".
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Plasma iperimmune per curare il Covid: servono donatori, ma sperimentazione non decolla in Lombardia


Caos burocratico per l'accesso al protocollo Tsunami, lo studio nazionale comparativo randomizzato per valutare l’efficacia e il ruolo del plasma ottenuto da pazienti convalescenti da Covid-19. I dati relativi alle sacche di plasma raccolte negli ultimi mesi in Italia e in Regione Lombardia, così come quelli relativi alle quantità già trasfuse e in quali aree geografiche sembrano essere "top secret". Così mentre il San Matteo di Pavia, dopo l’avviamento della sperimentazione lo scorso marzo, oggi fa scuola in Europa su come curare con il plasma iperimmune i malati Covid-19, nel resto d’Italia si sta iniziando ora ad annunciare non solo l’avvio della sperimentazione in alcune delle aziende ospedaliere maggiormente colpite da questa seconda ondata, come Varese, ma anche la creazione di una banca del plasma a livello regionale.
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