Dopo aver abolito temi come “costruire”, “fare” “dialogare”, questa destra arriverà impreparata al governo senza neppure l’alibi dei cinque stelle. Sogna e vuole solo lo scontro frontale.
Non c’è dubbio che la destra abbia intercettato una maggioranza di italiani. È una destra divisa in tre che vede la Lega dominare, nelle singolari sembianze non più secessioniste ma sovraniste.
Al suo inseguimento, che si farà via via più asfissiante, la destra di tradizione di Giorgia Meloni che attrae gli elettori scappati dopo Gianfranco Fini. Poi si sono i resti di Silvio Berlusconi, un personaggio che si è buttato via poco dignitosamente in questo squallido suo finale d’opera.
Questa destra dice di rappresentare il popolo perché la sua campagna anti-immigrati ha sfondato nei sondaggi e nel voto reale e ha conquistato le periferie urbane. Tanti soloni di sinistra sono convinti che tutto ciò sia vero e cioè che la forza della destra, e parallelamente la debolezza della sinistra, sia rappresentata da questa identità popolare fondata su una paura da comprendere.
LA BORGHESIA RICCA E IMPRENDITORIALE HA MOLLATO LA SINISTRA
A me sembra che il dato rilevante della destra italiana sia il fatto che pezzi fondamentali di borghesia imprenditoriale e degli affari abbiano deciso di chiudere con la sinistra e soprattutto con i suoi sogni industrialisti. Antipolitica e sovranismo sono stati la miscela di un movimento, partito dall’alto e sceso verso il basso, cementato dall’idea che bisognasse rassegnarsi a Paese più piccolo (più disinvolto nelle alleanze internazionali) e fuori dal circuito dei grandi Stati industrializzati.
Il popolo, quello che vota nelle periferie, conta poco: bisogna guardare alla sala di comando. Scriveva in modo geniale Alessandro Leogrande, analizzando il popolo infuriato che seguiva Giancarlo Cito a Taranto, che il cuore del malcontento era nella borghesia ricca della città dei due mari, la rivolta era partita da lì. La destra ha un popolo, ma non è il popolo a spiegare il successo della destra. È storia, questa.
QUESTA DESTRA NON HA IDEE PER L’ITALIA
Ho scritto più volte che trovo stupefacente le tesi di quei commentatori annunciano la vigilia di una importante vittoria elettorale della destra (molto probabile), ma soprattutto immaginano che stia per iniziare un’epoca. Stavo per scrivere un ventennio, ma vorrei evitare polemichette.
Personalmente credo che la destra che vincerà le elezioni durerà poco al governo come è accaduto con il Conte 1.
Fino a che si tratta di scassare, vanno bene Meloni, Matteo Salvini e i direttori di Libero e della Verità
C’è più di una malattia nel sangue della destra. La prima è la fragilità umana e culturale della sua leadership. Fino a che si tratta di scassare, vanno bene Meloni, Matteo Salvini e i direttori di Libero e della Verità, quando si tratterà di governare vedremo lo stesso spettacolo che conosciamo dai tempi della nipote di Mubarak.
La malattia più grave della destra non è però solo la sua leadership (la sinistra ne è immune perché ha soppresso il problema). La malattia più grave è che la destra (a differenza di tutte le destre di tutti i Paesi del mondo e anche delle esperienze conservatrici italiane), non ha la minima idea di quel che deve fare con l’Italia.
CON I SOVRANISTI AL POTERE SCOPPIERANNO NUOVE PROTESTE
Mi colpiscono queste cose: ogni volta che la sinistra all’opposizione si imbatte nel tema del governo altrui, soprattutto in caso di calamità nazionali, è tutto un discutere di quel che bisogna fare, di come essere sinistra “per” e non sinistra “contro”. Poi spesso le cose restano uguali al passato, ma il dibattuto ferve e investe anche tanti intellettuali e politici di rango. La destra non si pone questo problema, non c’è un solo intellettuale di destra che sa uscire dal “diciannovismo”, parlo anche dei migliori, di quelli i cui testi commentano le vicende politiche spesso con acume.
Questa destra arriverà impreparata al governo senza neppure l’alibi dei cinque stelle
La destra ha abolito il tema “costruire”, “fare” “dialogare”. Ritiene probabilmente che il tempo del dialogo sia finito e che si avvicinino tempi cupi. È una destra che sogna e vuole solo lo scontro frontale. C’è l’illusione dei pieni poteri, frase di Salvini non sfuggitagli dal cuore perché è essa stessa il cuore di un disegno. Del resto è inquietante questo riferimento costante dello stesso Matteo Salvini al fatto di essere pronto a donare la vita per l’Italia: a cosa pensa, alla guerra civile? Credo che la sua cultura sia in quell’orizzonte spaventoso.
Questa destra arriverà impreparata al governo senza neppure l’alibi dei cinque stelle. E quel che è più grave è che quella borghesia degli affari che l’appoggia, al Nord come al Sud, non ha alcuna voglia di elaborare progetti, di fare squadra. Vuole sopravvivere nel declino, questo il filo che unisce destra e poteri forti. In mezzo c’è il popolo che li vota, che ha creduto al sogno berlusconiano, che sarà felice di cacciare un po’ di migranti ma che alla fine scoprirà che da questa Versailles sovranista e populista non verranno neppure brioches. Non so guidato da chi, ma vedremo presto sollevarsi un altro popolo infuriato contro tutto questo. Fra molto meno di vent’anni.
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